Il Kendo è entrato nella nostra vita a settembre 2021.
Un anno prima mi ero iscritta all’università, scienze politiche, una sfida con me stessa, ma fino ad un certo punto; infatti, studiare mi è sempre piaciuto e l’idea di riuscire a chiudere un cerchio mi stimola e mi ispira.
Come dicevo, settembre 2021, G. e N., mio marito e mio figlio, decidono di iscriversi ad un corso di Kendo spinti dalla passione di N. per le spade e penso sia una cosa bellissima che insieme vadano a fare un’attività che li appassiona. Le sere in cui c’è lezione tornano a casa entusiasti, stanchissimi, sudatissimi, felici. Mi raccontano cosa hanno imparato, cosa è successo, quanto si sono divertiti, e sempre più spesso mi dicono: dovresti provarci anche tu!
Io sono presa dagli esami e nel frattempo, per muovermi un po’, trovo un corso on line di ginnastica con i pesi. Mi ci dedico e mi piace anche, pensavo addirittura che fosse un valore aggiunto il fatto di non dover per forza affrontare una socialità che sinceramente mi rende sempre estranea e mi fa sentire diversa. Da sola a casa faccio ginnastica quando voglio, nessuno mi giudica, non mi sento inadeguata, insomma l’ideale per me che lavoro, studio, ho figli: almeno, pensavo, non mi devo organizzare per andare anche in palestra.
Da sola, non sempre è la scelta vincente, vado avanti fino all’estate e poi tra una passeggiata in bicicletta, un bagno al mare, la preparazione dell’ennesimo esame, abbandono il mio corso on line. L’attività fisica però mi manca, sono troppo concentrata sulla testa e a volte mi sembra di abbandonare il corpo a sé stesso, non me ne prendo cura. Ma sento di averne bisogno.
Intanto G. insiste: prova a fare qualche lezione e poi decidi se continuare! A ottobre 2022 decido e vado. Provo un piacere sottile nel mettermi alla prova, sfido me stessa, sono curiosa.
Le prime lezioni mi piacciono, anche se l’utilizzo di un’arma, in questo caso una spada di bamboo, la shinai, non è proprio semplice. All’inizio chiedevo scusa, non volevo far male a nessuno, non volevo colpire nessuno, e non capivo perché avrei dovuto farlo. Poi il fatto di non indossare ancora l’armatura mi ‘salvava’ dall’essere colpita io stessa, che è il livello successivo da superare.
Passano i mesi, a dicembre compro la divisa, devo dire che indossarla durante l’allenamento mi fa sentire a mio agio, libera di muovermi: con il kendogi e l’hakama si entra definitivamente all’interno del gruppo.
Il Kendo è una disciplina che chiede ai propri praticanti di concentrarsi decisamente sul qui e ora, mentre si pratica si pensa solo a quello che si sta facendo, alla tecnica che stai studiando, alla posizione del corpo, le gambe, i piedi, le spalle. È necessario essere rilassati e allo stesso tempo tendere alla perfezione e tutt’ora devo dire che resto tesa, le braccia a fine lezione mi fanno male, a volte sento un dolore alla schiena, i piedi e le caviglie chiedono pietà, della perfezione neanche a parlarne, lontana anni luce. Il gruppo però aiuta molto, non ci si sente inadeguati, anzi, mi convinco lezione dopo lezione, che anche io che ho appena iniziato, nella mia goffaggine, sono di aiuto agli altri, che sono lì con me per migliorare. Il gruppo nel Kendo è una grande cosa.
Alessio, il nostro maestro, verso primavera mi dice: finché non ti metti l’armatura è come se fossi all’asilo… la prima cosa che ho pensato è stata: che cosa c’è di male? Mi diverto e non mi faccio male. Non prendo colpi in testa, sulle braccia, sui fianchi, alla gola, posso solo colpire, cosa c’è di sbagliato?
Sbagliavo, sbagliavo tantissimo.
Nel frattempo, N., mio figlio, decide di iscriversi agli allenamenti di calcio: sapevo che gli piaceva, e, purtroppo, non senza qualche resistenza, abbandona il corso di Kendo. La sua armatura resta inutilizzata. Faccio passare qualche lezione ancora e decido di provare. Indosso il men, i kotè e il dò. Mi sembra di essere su un altro pianeta, faccio fatica a muovermi, non vedo bene, non sento, per non parlare del tenugui, un “fazzoletto” che bisogna mettersi in testa prima del men e che puntualmente durante l’allenamento scivola e mi finisce sugli occhi. Un disastro. Chi me l’ha fatto fare?
Insisto, una volta messa l’armatura la prima volta non si può tornare indietro e poi, non si dovrebbe mai tornare indietro in generale, a maggior ragione se si è raggiunto un piccolo/grande traguardo che consolida, ma allo stesso tempo porta ad un livello superiore.
Indossare l’armatura mi fa sentire stranamente più fragile, adesso tutti possono colpirmi, alcuni non si fanno troppi scrupoli, mi trattano senza convenevoli. Forse giustamente, ma il mio ego ne risente. Una sera torno a casa arrabbiata, mi sento colpita dentro e non fuori, non capisco perché io che ho indossato l’armatura solo da qualche lezione debba essere colpita e trattata come tutti gli altri. Insomma faccio un po’ i capricci, mi viene voglia di mandare tutti a quel paese. Il mio disagio però viene recepito, accolto e trasformato in qualcosa di migliore, in una linea di partenza oltre la quale trovare un altro pezzo del puzzle della vita.
Dalla lezione successiva sembra che tutto inizi a scorrere in maniera più fluida, inizio anche ad apprezzare questa corazza esterna che infine mi protegge e mi dà la possibilità di divertirmi senza farmi male, di iniziare a capire cosa è effettivamente la pratica del Kendo.
Cos’è la pratica del Kendo? È prima di tutto l’esercizio del muscolo dell’impegno, se non vai, se salti lezioni, alla fine capisci che non hai dato tutto quello che potevi. È dare, donare a sé stessi una nuova dimensione dove si trova la concentrazione e la voglia di migliorarsi, è dare agli altri la possibilità di crescere e di consolidare movimenti e idee. È crescere, mettersi alla prova, superare le difficoltà che inevitabilmente si incontrano e che principalmente si trovano dentro di noi e non fuori. È avere un fuori, sudare e usare il fiato fino al proprio limite e poi, finita la lezione, godere della splendida sensazione di appagamento. È accettare sé stessi e gli altri e alla fine festeggiare i traguardi raggiunti.
Questo per me è il Kendo dopo qualche mese di pratica, tanto sudore, qualche piccolo limite superato. Niente male.
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Ogni anno, per tutto il mese di settembre il nostro Dojo è aperto a tutti quelli che vogliono avvicinarsi alla spada giapponese ed entrare a far parte di questo splendido gruppo di pratica
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