Probabilmente nei nostri Dojo lo abbiamo sentito ripetere infinite volte: il kendo si pratica con il nostro compagno, non si fa kendo da soli. Ma poi, nella realtà, quanto mettiamo davvero in pratica questo concetto?
E quanto davvero ci dedichiamo con la giusta attenzione alla pratica con l’altro piuttosto che rimanere concentrati su noi stessi?
Nel seminario che ha tenuto a Lambrate il 15 febbraio 2025 – in occasione del decimo compleanno del Lambrate Kendo Club – Serena Ricciuti (6° Dan) ha dedicato la sua lezione completamente al tema della relazione con l’altro.
Ma cosa vuol dire esattamente ‘relazione’?
La relazione è una vera e propria ‘connessione’ che intercorre, in modo essenziale, tra due persone. Nel kendo questo rapporto si instaura ‘fisicamente’ quando le punte delle spade cominciano ad incrociarsi. Ma nella pratica tutto dovrebbe avere inizio molto prima. Fin dal principio, dal momento in cui ci si trova di fronte e si cerca lo sguardo del compagno attraverso il monomi, ancora un attimo prima del rei, in quell’istante comincia la nostra relazione e il nostro ‘gioco’ con l’altro.
Da quel momento in poi il binomio ‘io’ e ‘l’altro’ si annulla per diventare un’entità costituita da due parti che dialogano, istante dopo istante, fra di loro, con attenzione. La concentrazione non è più rivolta a se stessi, ma a ciò che si vuole fare insieme (切磋琢磨 “praticare insieme per migliorare reciprocamente” è proprio il motto del LKC). All’interno di questa relazione il contatto non si perde mai, si rimane ‘vigili’ in ogni momento; quel binario su cui andiamo avanti e indietro è il luogo in cui la fine e il riprendere dell’azione sono la virgola che tiene insieme ciò che ci stiamo dicendo e non, come spesso accade, dei puntini sospensivi messi a caso fra una parola e l’altra o, peggio ancora un punto e a capo che interrompe il flusso. Su quel binario c’è un discorso che incalza, che ti vuole pronto a recepirne le istanze, gli stimoli, i movimenti nello spazio, le vibrazioni che ci arrivano attraverso il contatto dei nostri monouchi.
Relazione è tenere un filo teso costante con l’altro, da prima dell’inizio a dopo la fine, senza posa, è un legame, un vincolo reciproco, un viaggio congiunto senza scali verso un vicendevole arricchimento. Ma relazione è anche divertimento, è un ‘dai, giochiamo insieme!’, una volontà di sana competizione (proprio come ci racconta l’etimologia di questo termine «andare, dirigersi, chiedere insieme»).
L’errore in cui ciascuno di noi spesso cade è quello di interrompere di continuo il dialogo (non è forse quello che facciamo anche nella nostra vita quotidiana, con il nostro partner, con i nostri amici, con chiunque abbiamo una relazione da ‘curare’?).
Men! e la conversazione si spegne. Fumikomi! e via per un’altra strada dimenticando che stiamo ‘giocando’ in due. Sono troppo concentrato su me stesso, penso solo a cosa IO voglio fare e dopo averlo fatto mi fermo comodamente a guardare quanto è stato bello quel colpo o peggio ancora mi spengo perché non mi è piaciuto o non è andato a segno.
Posso farlo, certo. Ma non sto facendo Kendo.
Questo parlarsi a singhiozzo spezza di continuo il contatto, interrompe il dialogo, vanifica l’unità della pratica in due. In questo modo la relazione si spegne ed è questa la vera sconfitta, è qui che abbiamo già perso qualcosa. Nel momento in cui l’IO prende il sopravento sul NOI il nostro kendo è diventato solo un esercizio estetico mal fatto e un po’ fine a sé stesso.
Perché è nella relazione con l’altro che davvero posso riuscire a trovare me stesso, a capire quello che voglio fare o addirittura a ‘vedere’ quello che lui farà, a cogliere quell’opportunità che sto cercando e – non ultimo – a divertirmi davvero e a rendere finalmente un jigeiko una vera e propria pratica di studio e di crescita reciproca e non soltanto un mero allenamento fisico o peggio ancora un tiro al bersaglio.
E per fare ciò – suggerisce Serena – dobbiamo continuamente pensare di uscire dalla nostra zona di comfort e spingerci ogni volta un po’ al di là di ciò che ci fa sentire ‘comodi’: se ci sentiamo a nostro agio significa che non stiamo facendo abbastanza!
Curare una relazione, lo sappiamo, nel Kendo come nella vita, costa impegno e fatica. Ma quando quello che all’inizio sembra fatica diventa semplicemente piacere e divertimento, allora, lì il gioco è fatto!

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